È una struttura bassa ad ospitare il bar dell’oratorio. La parete frontale è colorata principalmente di blu e bianco, la base perfetta per i murales che la riempiono di altri colori.
L’ingresso è costituito da una porta marrone metallica somigliante a una barretta liscia di cioccolato al latte, incoronato da una grata utile per il passaggio della luce. Alla base ci sono un paio di gradini grigi come il cielo quando anticipa una tempesta in arrivo. In alto, sopra la porta e appena sotto il soffitto, è attaccata una luminaria a forma di stella cadente, al momento spenta e appesa da chissà quanto tempo. Alle sue spalle, se si alza lo sguardo, si trova il campanile e uno dei fianchi della chiesa. Il campanile è alto ma non imponente, di un bianco un po’ sporcato dal tempo e dall’inquinamento; il tocco delle sue campane ha appena avvisato che sono le 4 del pomeriggio. Il fianco visibile della chiesa, invece, è un incastro perfetto di mattoni rossastri come tanti piccoli pezzi di lego messi insieme sapientemente.
È un po’ nervoso perché sa che dentro troverà lei, l’ha vista entrare poco prima, e come sempre quando è agitato finisce col non vedere il secondo gradino dell’ingresso e inciampa. Fa finta di niente, come se quella piccola distrazione non fosse accaduta per errore, ma anzi, era voluta, per mostrarle che se cade è capace di rialzarsi. Ma lei non l’ha nemmeno visto entrare. Si avvicina al bancone e trova Luigi, un signore senza età e gestore del bar. È da quando frequenta l’oratorio che Giovanni prova a estorcergli l’età, ma lui non demorde e ogni volta si inventa una storia diversa che finisce sempre allo stesso modo: ossia col dire che il tempo non esiste e quindi nemmeno la sua età.
Ma Luigi lo sa perché il ragazzo è lì, non per chiedergli l’età, ma per lei. Così apre un chinotto, servendoglielo come se fosse un alcolico potentissimo e gli domanda quando si deciderà ad andare da lei a parlarle. Giovanni alza le spalle, prende il chinotto e lo beve con un fare vissuto, come se fosse un adulto di quei film western che tanto gli piacciono, dove l’uomo prende il boccale di birra, appoggia le labbra ai bordi, si bagna la bocca, guarda la stanza, incrocia sguardi e poi beve tutto d’un fiato. Luigi lo guarda e se la ride sotto i baffi, e poi gli dà una forte pacca sulla spalla che Giovanni non aveva previsto e finisce quasi per strozzarsi. Inizia a tossire e allora lei finalmente si accorge di lui, lo riconosce, è il ragazzo della 3^B, la classe accanto alla sua, che ogni mattina vede arrivare in skateboard e che ha sempre trovato un po’ sfigatino ma carino. Non si sono mai parlati anche se spesso si trovano al bar dell’oratorio nello stesso momento, lei con i suoi amici e lui sempre al bancone a chiacchierare con Luigi e a leggere un fumetto.
Lei si trova al bar dell’oratorio per studiare per la verifica di scienze del giorno dopo, ma non ha molta voglia e i suoi amici non sono molto d’aiuto, chi gioca al game boy, chi si mette lo smalto, e chi abbozza qualche disegno per il prossimo murales da aggiungere alla parete di ingresso. Così decide di alzarsi e andare a prendere qualcosa.
Luigi è il primo a vedere che lei sta arrivando, non gli sfugge mai niente all’uomo senza età, così fa un cenno di avvertimento a Giovanni per fargli capire che lei si è alzata. Il ragazzo recepisce l’informazione e prende in mano il fumetto dell’uomo ragno come se il resto del mondo non esistesse e la ragazza di cui è segretamente innamorato non stesse per arrivare al bancone. La tattica dell’indifferenza non ha mai funzionato, ma lui pensa che sia l’unica da adottare, come ha visto fare in uno dei suoi film, questa volta non western, dove l’uomo finge noncuranza, e di solito meglio con un libro in mano, per far capire che sa leggere, e dove lei quasi sempre si avvicina e colpita gli domanda cosa sta leggendo.
La prima cosa che sente arrivare è il suo profumo, muschio bianco. Delicato, leggero e pungente, quanto basta, come la sua presenza. Giovanni inspira leggermente quella fragranza per ubriacarsi di lei prima che vada via. Ma questa volta lei resta, non va via subito dopo aver ordinato le solite 7 caramelle gommose, di cui 3 alla banana, 3 alla liquirizia e una alla coca cola. Ordina e resta lì, si siede anche lei al bancone. E questo lui non se lo aspettava, così non riesce nemmeno a voltare la pagina del fumetto e resta a fissare l’immagine di Peter Parker che non si è ancora trasformato in Spider man. Proprio come lui, ora, che non riesce a trasformarsi in quel che vorrebbe e dirle che è bellissima, se ha voglia di andare con lui al cinema uno di questi pomeriggi, che anche a lui piacciono le caramelle gommose, che sa leggere al contrario, che ha notato che i suoi occhi con la luce del sole diventano verdi, che sa tradurre il nome di lei in giapponese, che è stata bravissima domenica scorsa alla partita di pallavolo che lui è andato a vedere di nascosto, che lo fa impazzire come si fa la coda e sistema i capelli che le sfuggono, che vorrebbe chiederle se il tizio che disegna i murales è per caso il suo fidanzato, che lui saprebbe disegnare molto meglio, che adora i suoi maglioni un po’ larghi, che ogni mattina quando arriva a scuola in skateboard la prima cosa che fa è cercarla e quando per caso i loro sguardi si incrociano lui vorrebbe andare da lei, baciarla come nessuno ha mai fatto, prenderle la mano ed entrare insieme sentendosi invincibile come uno dei suoi super eroi.
Giovanni non riesce a dirle tutto questo, e all’improvviso si sente un po’ disidratato e forse dovrebbe ordinare un altro chinotto, ma perché Luigi non parla, si chiede continuando a fissare il fumetto, parla sempre maledizione e ora sta zitto, ed è talmente impietrito e annebbiato da non sentire che lei gli ha appena domandato cosa sta leggendo.
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