Ci risiamo.
Sono le 18:30 e Mauro non è ancora uscito dal lavoro come si era ripromesso stamattina.
Oggi alle 18 chiudo e vaffanculo, si era detto. L’aveva detto anche ad alta voce per farlo sentire ai suoi colleghi che l’hanno guardato come se non ci credessero nemmeno loro, ma non hanno ribattuto niente.
Stasera però non può fare tardi, alle 20 ha la cena con Paolo per festeggiare l’anniversario di matrimonio. Andranno al solito posto, come fanno ormai da 5 anni. Sono abitudinari e si affezionano alle cose e ai luoghi. In realtà più Paolo di Mauro, ma Mauro non ha mai detto nulla perché è troppo preso dal lavoro per farsi venire altre idee e proporre delle alternative.
Alle 18:45 spegne il pc, e decide di passare prima da casa. Puzza come un formaggio stagionato e ha bisogno di farsi una doccia prima di arrivare al ristorante.
Arriva e trova il suo posto auto occupato.
Ci risiamo.
La vicina del piano di sotto ha occupato per la terza volta dall'inizio del mese il suo posto riservato, e siamo alla terza settimana. Si sarà fissata una specie di appuntamento settimanale.
Oggi è mercoledì, cià è quel giorno della settimana che mi va di parcheggiare dove non posso. Me l’ha detto il maestro di teatro “fai cose che non puoi fare”.
Deve accadere questo nella sua testa, altrimenti non si spiega, si dice Mauro innervosito.
Lascia la macchina su un marciapiede in un quartiere poco distante da casa sua, dove una volta ha già preso una multa, ma non ha alternative. Incazzato nero scende dalla macchina e lo raggiunge il singhiozzo, cosa che gli succede spesso quando è incazzato, e ora è uno di quei momenti in cui lo è molto. Si sta caricando, sta prendendo la rincorsa, per andare a bussare a casa di quella cretina che gli farà fare tardi alla cena. Le altre volte non ha detto nulla perché è arrivata di corsa, appena in tempo, come se sapesse che lui sarebbe arrivato a quell'ora, e ha spostato la macchina.
Oggi però sono le 19:15, e la macchina è ancora lì, e tra 45 minuti deve andare a festeggiare 5 anni di matrimonio al solito ristorante, dove sa già cosa ordinerà, perché è tutto già deciso, non solo il posto che è lo stesso da 5 anni ma anche il menu. E questo, dopotutto, significa che anche al ristorante non piacciono le novità.
Sta salendo le scale, non ha preso l’ascensore perché era occupato e la sua ira non ha la pazienza di attendere. Stringe il corrimano con decisione e sale i gradini a due a due, con ampie falcate, guardandolo da fuori può sembrare che stia correndo per un improvviso attacco di diarrea, ma invece è solo furia.
È davanti alla porta, suona con insistenza il campanello di Viola Dante, la parcheggiatrice abusiva. Lei apre senza nemmeno chiedere chi è, deve averlo visto dallo spioncino. Non ha paura, anche se dovrebbe.
Mauro la guarda e lei accenna un sorriso pieno di disagio e imbarazzo.
«Salve Mauro!»
«Salve Mauro, un cazzo. Va bene? Lei mi deve spiegare perché anche oggi ha parcheggiato al mio posto, e non mi dica che si tratta di un esercizio di training teatrale, perché lo so che fa teatro. Come faccio a saperlo? Ha cercato di convincere anche mio marito a venire a quel cazzo di corso, sì. Ma lui non verrà, se lo metta in testa. Come si deve mettere in testa che quello non è il suo posto auto, ok?? È così difficile???»
«Ma veramente suo marito è venuto al corso, ha deciso di iscriversi… sono riuscita a convincerlo! Per me è portato, sa?»
«In che senso? Senta, lei deve essere parecchio confusa. Non solo su dove parcheggiare l’auto, ma anche sulla vita degli altri. Mio marito l’altro ieri era al corso di degustazione birra, come ogni mercoledì. Che poi non sarebbero nemmeno affari suoi, ma vabbè. Beh, perché mi guarda così? Non sa cos'è la birra, quella bevanda al malto, a volte bionda, altre rossa, altre un po’ mora, non come lei che ha dei capelli orrendi color vomito? L’altro giorno ho vomitato e il colore era lo stesso. Vuole che glielo faccia vedere ora, le vomito qui sul suo zerbino orrendo, ma come si fa a scegliere uno zerbino così orrendo dico io. Anzi le vomito sui capelli così diventano ancora più color vomito, che ne dice?»
«Senta signor Mauro, per la questione del parcheggio mi dispiace, ma suo marito mi ha detto che se sono in difficoltà potevo metterla al vostro posto che tanto lei prima delle 20 non è a casa, ma questa volta è arrivato prima…»
«Ma pensa un po’, oggi sono arrivato prima, mannaggia. Mannaggia a me che non sono arrivato alle 20 così lei non ha potuto correre come un cinghiale a prendere la macchina come ha fatto l’altra volta, giusto???»
«Ora si calmi, la prego. Vado subito a spostare la macchina. Mi dispiace signor Mauro, davvero. Non si agiti così. Oggi so anche che festeggerete l’anniversario di matrimonio, tanti auguri!»
A quel punto Mauro rimane interdetto, non sa più cosa dire. Questa donna non solo parcheggia al suo posto, ma conosce cose. Cose personali. Cose che non la riguardano. Cose della sua vita. E suo marito, suo marito davvero si è iscritto al corso di teatro? Perché non gli ha detto nulla e gli dice invece che fa il corso di degustazione birra? Cosa ha da nascondere quell'uomo che da cinque anni lo porta a festeggiare sempre al solito posto e poi nella vita fa cose nuove, diverse. Ma non con lui. Con lui no, con lui menu di pesce al solito posto alle 20 da 5 anni.
All'improvviso si riscuote, prende lo zerbino, lo arrotola con una precisione chirurgica e lo lancia nel vano scala e sale al piano di sopra.
Entra in casa, senza più fretta. La menzogna di suo marito è come se avesse dilatato il tempo e cerca di rimettere a posto gli ingranaggi di quell'orologio che si è fermato, e l’unica cosa che riesce a fare è scrivergli un messaggio: mangia con Viola Dante stasera, buona serata.
Riceve subito una risposta:
«Non ceno con gente con i capelli color vomito, muoviti. Love you, ti aspetto!»
«Perché non mi hai detto che fai teatro invece del corso di degustazione birra?»
«Non c’è un perché, me ne sono solo dimenticato. Li ho provati entrambi e alla fine ho scelto il teatro.»
«Ti piace Viola Dante?»
«Mauro, ma se sono gay!”
«Sicuro? Magari hai voglia di provare cose nuove!»
«Ma se sono 5 anni che ti porto sempre allo stesso ristorante per festeggiare il nostro anniversario, ti sembro uno cui piace cambiare?»
«Giusto. Arrivo!»
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