| Tempo di Lettura 12' | Autore Giona | Da bere Latte e menta |
Foto di Erik Jacobson su Unsplash

Mi fermo.

Sono quasi arrivato a casa dopo circa 80Km in bici, ne mancherebbero pochi, forse 4 o 5 che dopo 80 sono quasi nulla. Ma mi fermo.

Il mio vecchio allenatore di calcio direbbe “sono gli ultimi giri di campo che allenano, i primi sono solo di riscaldamento” ma io non mi sto allenando e allora mi fermo.
Mi fermo sia perché non ha senso correre dietro ad un “c’ho messo 2 ore e mezza” che se ce ne metto 2 e 45 cambia qualcosa? Sia perché sono stanco e quel parco ha sempre la magia di un paese in festa e mi fermo lì. Giro la bici, faccio 200 metri a ritroso, che mi fanno più fatica degli 80 chilometri di prima che quando torni indietro sui tuoi passi ti sembra di andare in salita… e vado al bar sotto i portici.
È dentro un parco: ci sono altalene, tanto verde, molte panchine e un bar sotto i portici di una vecchia cascina: un salto nel tempo in mezzo a Milano.

Prendo latte e menta che mi ricorda mia nonna quando me la faceva che ero piccolo e tornavo a casa dopo un pomeriggio all’oratorio con le gambe sbucciate: lei mi diceva che non era solo latte e menta, ma era anche una medicina contro il dolore. Ovvio che non era vero, ma io ci credevo e quella pozione strana e buonissima davvero a me toglieva il dolore dalle ginocchia e la fatica dalle gambe. E allora, oggi, prendo un latte e menta e il sortilegio si ripete: seduto su una panchina ad osservare la gente che passa sento i muscoli distendersi e la fatica abbandonarmi. Sorrido con un rossetto verde.

Osservo la gente intorno a me: mi colpiscono subito due ragazzi. Avranno 15 anni entrambi. Sono usciti a fare due passi dopo la Pasqua fatta in famiglia e si vede, sento nell'aria, quell'impazienza a non stare in famiglia a salutare la zia ficcanaso, il fratellino che vuole venire e la mamma “si però torna presto”, ma scappare e ad andare al parco con te. Lo si vede anche dai vestiti: hanno quel mix di casuale ricercato che cerca di passare inosservato. Ed è bellissimo vederli un po' goffi di sé e felici di essere lì.
Girano per il parco. Fanno sempre lo stesso percorso: panchina mia, in fondo, giro a destra, fontanella, panchina in fondo e ritorno, panchina mia, in fondo, giro a destra, fontanella, panchina in fondo e ritorno.

Mi piace osservarli, mi pare un po' di assistere a un gran premio di formula uno in cui all'improvviso compaiono, senti la loro vita attaccata alla tua, poi in pochi secondi spariscono e li vedi lontani e non li senti, e poi tornano ancora e riprendi a vivere con loro.

  • Devi troppo vederla è davvero una serie perfetta!
  • Ma a me le serie davvero non pigliano, troppo lunghe…
  • No ti prego devi vederla, fallo per me: a volte sembra che parli a te: cioè i personaggi sono come noi: vivono questa inquietudine sul domani che vivo anche io
  • Dai se ti piace così tanto prometto che la guardo!
  • Si, guarda ti piacerà… parte lenta ma poi boom!
  • Parte pure lenta…
  • No no ma poi vola, allora è su Netflix si chiama...

Nulla sono passati… chissà che serie era, cavolo mi ispirava anche a me ora… ma seguirli non mi pare il caso e poi ok il miracolo del latte e menta ma la stanchezza c’è.
Mi godo la nuova calma e noto solo ora due signore sulla settantina che sono a due panchine affianco a me. La quiete del tardo pomeriggio porta a me il loro discorso. Stanno parlando di una coppia che si bacia, molto appassionatamente pare, davanti a loro, ma che io non vedo.

  • Però così davanti a tutti… mi pare indecoroso!
  • Ma cosa indecoroso Mariuccia: si è sempre fatto così!
  • Si ma ai nostri tempi si facevano a casa quelle cose!
  • E ai nostri tempi tu non potevi uscire se non accompagnata da tuo fratello… ti ricordi?
  • Si ma che vuol dire?
  • Che tu per stare col tuo Mario sei scappata a Milano!
  • Che ne sai tu, che non ti sei mai sposata?
  • Guarda che se non mi sono sposata non è che non ho avuto esperienze: loro si amano? E lasciali amarsi.
  • Si ma loro sono due uomini!
  • E non possono amarsi?
  • Ai nostri tempi non si faceva
  • Ecco appunto… e mi pare un bene che ora si faccia
  • Non so
  • Mariuccia: il mondo è cambiato e lo sai anche tu: solo che non lo vuoi sapere! Vivi ancora l’istante prima.

Lascio le due signore, di cui già amo la seconda, alle loro discussioni perché i miei due amanti 15enni sono ricomparsi sul mio rettilineo.

Stanno camminando con un auricolare a testa. Lei, mentre la musica sotto li unisce, gli spiega:

  • Cioè capisci è un concept album: è tutto il signore degli anelli fatto a album musicale
  • Cavolo il signore degli anelli (il tono pare dire: che balle, ma ovvio che non può)
  • Si è stupendo, epico, incredibile! Ma tu l’hai letto il libro vero?
  • Guarda volevo… poi ho visto il film e… è lo stesso no?
  • Ma no devi leggerlo… cioè è incredibile
  • Cavolo, ma saranno mille pagine
  • No fidati inizia lento ma poi boom!
  • Anche questo poi boom?
  • No davvero… devi leggerlo!!

Sono passati via ancora, mi sa che sto giro lui non si sorbirà la lettura di 1.000 pagine per lei… ma chi può saperlo, fa fare pazzie l’amore no?

Le signore nel frattempo hanno cambiato discorso e io gioco un po’ con un cane che è venuto ad annusare le mie scarpe.
Scodinzola felice e poi torna dal padrone.
Li guardo. In loro c’è un rapporto bello.
Lui ha circa 50 anni e non so da come parla con Lucy, questo il nome di lei, mi sembra che quella sia la loro famiglia. Non sta “portando fuori il cane a fare i bisogni” ma stanno uscendo insieme per una passeggiata. Non ha il guinzaglio, ma nei rapporti liberi questo non serve.
Entrambi vagano per il parco perdendosi negli odori lei e nelle pagine di un libro lui, di tanto in tanto si cercano: alzano lo sguardo e scrutano questo piccolo orizzonte urbano, si trovano, ma non con controllo, ma come due sub in immersione che di tanto in tanto si danno “l’ok” con il dito che vuol dire, nel linguaggio marino, sia “io sto bene” che “tu stai bene?”…loro navigano nella loro curiosità e si cercano senza bloccarsi.
Lucy a un certo punto fa uno scarto e corre felice verso l’uscita.
Lui la richiama a se, poi guarda l’orologio e capisce che è tardi e si incammina sorridendo, e in quel sorriso vedo la sua famigliarità a riconoscere che lei le cose importanti le sente un attimo prima di lui. Da sempre.

Tornano i miei due giovani amanti. La conversazione prosegue:

  • No davvero “As we see it” devi vederlo, quella si che è una gran serie
  • Si me ne hanno parlato strabene, ma tu mica eri quello contro le serie
  • Si ma questa merita, mi ha stregato
  • È su Netflix?
  • No su Amazon prime
  • Cavolo non ce l’ho!
  • Dai vieni a vederlo da me domani: tanto non si va a scuola

Sono passati ancora, non saprò mai cosa lei gli abbia risposto, ne li osserverò più nel loro personale “istante prima di capire”… stanno uscendo dal parco.

Il mio corpo, prima che la mia mente, mi dice è il momento di andare…

Mi alzo e camminando verso la bici vedo la coppia di ragazzi di cui parlavano le signore. Si baciano appassionatamente, ma quello che più mi colpisce non è come si baciano, ma come si parlano.
Si parlano guardandosi le labbra, le bocche, quasi a non perdere nulla della vita che l’altro gli regala.
Sorridendo mi incammino alla bici e tutte queste sensazioni di oggi mi ricordano una poesia scritta tempo fa per una coppia di amici e mai dedicata.

“La prima volta non fu quando ci baciammo,
ma fu qualche istante prima.

Quando inesatti gli sguardi caddero dagli occhi alla bocca
E lì si fermarono,
quasi volessero sorprendere l’altra vita nell'afflato della sua nascita.

E poi prendersela tutta,
subito,
piena,
inebriante,
imprecisa,
sporca,
necessaria e
salvifica,
con ansia di naufraghi.

La prima volta non fu quando ci spogliammo,
Ma fu
un attimo prima.”

- L’attimo prima di capire -

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