5 km, posso farli.
Prova a convincersi mentre inizia a correre. Si concentra sul respiro, prende l’aria e la butta fuori, prende l’aria e la butta fuori, cerca di pensare solo a questo.
Non ha portato le cuffie per ascoltare la musica e quindi può ascoltare solamente il suo respiro.
Attorno c’è solo il silenzio della campagna con quel verde luminoso che risplende in modo vertiginoso.
1,5 km. Ok, sto andando bene.
Devo lasciarlo, non posso continuare così.
Doveva concentrarsi solo sul respiro e invece torna lì, alla sua storia in crisi da circa un paio d’anni. Ha iniziato a correre anche per questo, per liberarsi dai pensieri, per svuotare la mente, ma poi ogni volta che parte con il suo tragitto, torna lì. Alle sue domande esistenziali, e inizia a chiedersi: “lo amo ancora?”.
Non è che non stia più bene con Andrea, ma è diventato come stare con un fratello. Forse è così che si trasforma l’amore a un certo punto? In una sorta di fratellanza?
Continua a correre, ha trovato l’andatura a cui andare senza ammazzarsi.
Ha preso l’abitudine di andare a correre la mattina, alle 9:30. In quell'orario dove l’umanità ha già iniziato a carburare e lei invece può prendersi tutto il tempo che vuole. Si è presa tutto il mese di maggio di ferie, avendo un sacco di arretrati. Per ora non è ancora partita e ha deciso di allenarsi per correre la maratona che si terrà tra un paio di mesi.
E poi come ci si lascia? Si domanda mentre rischia di inciampare tra le radici di un albero che emergono dal marciapiede.
Nessuno ce lo insegna. Ci raccontano un sacco di cose su come iniziare una storia d’amore, ma mai come finirle. Ci fanno portare il peso sulle spalle del “vissero felici e contenti”, che poi quando le cose finiscono quasi ti senti in colpa perché non hai rispettato il patto con Walt Disney.
Così ad un certo punto ti senti gravare addosso tutti quegli anni passati insieme, tutti i ricordi, tutte le cose belle vissute e ti dici che è sempre andato tutto bene, o quasi. E allora perché? Perché ora non va più bene?
Quando Anna si sfoga con le amiche si sente dire che forse è solo un momento e che è normale. Questa parola, normale, non l'ha mai capita. Forse è normale per loro, vorrebbe rispondere. Aggiungono anche che non sempre è tutto rose e fiori, che poi a lei i fiori non sono mai piaciuti. Forse dovrebbero provare a fare qualcosa insieme, di diverso, di nuovo. Le dicono infine con entusiasmo, quello che lei ha perso. Sembrano più spaventate di lei all'idea che la sua storia finisca. Come se le stesse tradendo, come se lei non potesse fallire e metterle di fronte al fatto che le cose, prima o poi, si esauriscono. Forse, contano su di lei per crederci ancora.
3 km, sto procedendo alla grande.
È solo un momento, le hanno detto, ma è un momento che dura un paio d’anni. Non può essere solo un momento. E poi non ha nemmeno più voglia di farci l’amore assieme. Se lui prova ad avvicinarsi si allontana o dice che è stanca, che ha avuto una giornata pesante, magari domani. Quel domani però non arriva mai. E lui sembra non farci più caso, forse soffrirà anche lui per questo, ma non le dice niente o forse no, forse gli va bene così.
Non se lo dicono, non si dicono più le cose importanti.
4,5 km, e poi quali sono le cose importanti?
Lei sente di non avere più niente da dire, niente di più di cosa mangiare questa sera, dove andare nel week-end, quando si va a fare la spesa, ci va lui alla riunione di condominio?
Poi non è che non parlino, anzi. La sera si raccontano la giornata, commentano cosa ha fatto chi e perché. Arrabbiandosi perché il collega manda le mail quando lui sta per chiudere e non è possibile, perché deve aspettare le 18 per mandare quella cazzo di mail?
5 km, ce l’ho fatta.
Si ferma, si appoggia sulle proprie gambe per riprendere fiato. È tornata sulla strada principale e vede una macchina che sembra riconoscere.
È lui, il suo compagno ormai fratello. È parcheggiato davanti a un bar e non è solo, nel sedile accanto c'è una donna. Ride di gusto per qualcosa che lui le ha appena detto, così gli si avvicina e si baciano.
Resta interdetta. Come se avesse appena visto un finale di stagione inaspettato e non riuscisse a chiudere la bocca dallo sgomento.
Lui con un’altra.
Si risveglia dallo shock e si nasconde dietro un albero per non farsi vedere. Si appoggia con la schiena al tronco e scende a terra grattando la schiena contro la corteccia. Seduta sull'asfalto bollente cerca di ricomporre la scena a cui ha appena assistito e capisce che non sente rabbia, ma sollievo.
Lui con un’altra.
Lei da un paio d’anni in crisi e lui ora è con un’altra. Inizia a ridere, da sola, quel finale sconcertante si è trasformato in una stand-up comedy esilarante. Si rialza, corre verso casa.
Una volta arrivata, prende le sue robe e gli prepara una valigia simbolica. Tutta la sua roba non entrerebbe in un’unica valigia.
Quando lui rientra, lei è sdraiata sul divano che si mangia del pollo fritto mentre guarda un film.
Lui subito dopo si accorge della valigia e non capisce.
«Andrea, è finita.»
«Cosa?»
«Noi, noi siamo finiti.»
«Di cosa parli?»
«Ti ho visto stamattina con quella donna. Ti prego non provare a smentirmi o a dire che mi sarò sbagliata. Ti ho visto e sai una cosa? Sono felice, perché io non ti amo più e nemmeno tu, e non capisco perché invece che dircelo tu sia andato con un’altra e io mi sia tormentata per due anni tantoché ho iniziato anche a correre, cazzo, correre, io? Capisci?»
«Anna… non mi ami più?»
«Andrea ma perché fai quella faccia? Anche tu non mi ami più e va benissimo così!»
«Mi sembra surreale questo dialogo, non ti ho mai vista così entusiasta!»
«A me sembra il più sensato fatto negli ultimi mesi, perché è vero.»
«Quindi niente recriminazioni, urla, pianti, litigi e vaffanculi?»
«Non ci servono. Ci serve invece dirci che questa storia è finita e che non siamo stati capaci di dircelo, perché iniziare le cose è sempre facile, ma finirle un po’ meno.»
«Io mi sentivo in colpa, Anna.»
«Lo so, Andrea, anche io.»
«Mi hai tradito anche tu?»
«No, non ti ho mai tradito. Ho solo smesso di amarti come prima, di vederti come un compagno.»
«Si è trasformato tutto»
«È come se fossi tua sorella.»
«Più una migliore amica.»
«Tu un fratello.»
«Vabbè, ma che cambia?»
«Che con la migliore amica, se sei ubriaco forte, una scopata ci scappa.»
«Stupida!»
Si guardano, come non si guardavano da tempo, con sincerità. Con quella onestà che disarma, che fa deporre ogni cosa, le aspettative, il dolore, i progetti e li mette di fronte all'altro per come sono, per come sono ora, adesso.
10 km, sì cazzarola, 10 km.
Ce l’ha fatta a farli tutti di fila senza fermarsi, è felice. Non avrebbe mai pensato di poter essere felice per aver corso 10 km, ma la vita nell'ultimo mese le ha fatto capire che molte cose uno le vive come le immagina, le pensa, come Disney le racconta, fino a quando poi un giorno non decide di iniziare a correre e scopre che possono essere anche diverse. Non per forza meno dolorose, ma diverse.
Entra nel suo bar preferito dove c’è Andrea, il suo ex, che la sta aspettando per farsi la solita birra insieme.
Alcune cose, invece, possono restare.
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