Sì, sì, era proprio qui.
Qui, tantissimi anni fa, dove ora sorge questo monumentale e bruttissimo ospedale in cemento armato, c’era casa tua, e di fronte, più o meno dove adesso ci sono le camere mortuarie, il muro su cui con una bomboletta spray, quasi sicuramente una Vigor visto che in quegli anni usavo solo quelle per i miei murales, scrissi “IO E TE X SEMPRE INSIEME”, tutto maiuscolo.
E sotto, a mo' di sigillo la data, 14 aprile 2021.
Mi ricordo che il giorno dopo mi mandasti una foto su whatsapp, una di quelle che si potevano vedere una sola volta perché tu non volevi mai lasciare prove chiedendomi “sei stato tu?” e sotto “lo so che sei stato tu, puoi anche non rispondermi.” e a seguire un’emoticon con gli occhi a cuore.
Sapevi che ero uscito di notte, da solo, durante quel primo lockdown, solo per strapparti un sorriso. Eri appena uscito dalla malattia, fortunatamente senza conseguenze ma io avevo avuto paura di perderti.
Sulla foto avevi aggiunto “Sempre e per sempre”, scrivendo con il dito.
L’ho fotografata quella foto, anche se non te l’ho mai detto, ho preso il telefono di mia sorella, ho fatto la foto dello schermo, me la sono spedita ed ho cancellato tutto dal suo.
Ce l’ho ancora, la passo da un telefono all’altro ed ho varie copie di backup sparse in giro, tutte criptate. la password è sempre la stessa 14042021.
Mia sorella, te la ricordi in quegli anni? Ogni volta che venivi a casa mia cercava di starti sempre addosso, ti chiedeva se avevi fame, sete, caldo, freddo, tutto purché tu le dessi la tua attenzione.
Non aveva capito, come nessun altro, che tu fossi lì per me, non poteva neanche prendere in considerazione che tu non fossi interessato a, cito testualmente le sue parole, la più bella gnocca del quartiere. Pensava che venissi da me per vedere lei.
Il mondo è andato avanti e anche noi, sempre e per sempre.
Certo, sempre senza dirlo a nessuno: io il secchione sfigato, tu il vincente palestrato.
Te lo ricordi il matrimonio? Il tuo, non il mio, io ero in seconda fila e tutti pensavano che piangessi per la felicità della sposa.
In effetti un po’ di felicità c’era per mia sorella lì di fianco a te, alla fine a forza di perseverare credeva di avercela fatta, non ha mai capito il fatto che il nostro rapporto era più importante, ma la vita è quel che è, ogni tanto bisogna scendere a compromessi.
Non l’ha mai capito, mia sorella, di essere un compromesso.
Al mio matrimonio invece tu eri di fianco a me, come testimone, non hai versato una sola lacrima, sei sempre stato più forte, anzi, sprizzavi felicità da ogni poro e anche io: perché in quel momento eravamo sull'altare insieme.
Quando mi hai passato gli anelli io ti ho fatto scivolare in mano quello che avevo fatto apposta per te, identico alla tua fede ma con incisi i nostri nomi, hai capito, hai sorriso ancora di più, e forse gli occhi ti sono diventati lucidi ma non potrei giurarci, li hai abbassati subito.
Con la coda dell’occhio, mentre l’attenzione era concentrata sul prete e sulle sue frasi vuote ho visto che te lo sei cambiato e in quel momento abbiamo rinnovato le nostre promesse, i nostri “io e te per sempre insieme”.
Hai cambiato anello e non te lo sei tolto più.
Appena tornati dal viaggio di nozze ho trovato nella posta un pacchettino, era una medaglietta in oro con incisa la data del matrimonio e la scritta “Per sempre”, ho capito subito che l’avevi fatta fare fondendo il tuo anello, non il nostro, l’altro, quello finto.
Tu col mio anello al dito, io con la tua medaglietta al collo, da allora l’ho sempre indossata, è diventata la mia cosa più cara.
Ho detto a tutti che me l’avevi regalata tu, ho potuto dirlo, un piccolo inganno che mi faceva sognare la nostra vita nascosta sapendo che nessuno avrebbe capito che in realtà per noi fosse quella reale.
I miei genitori hanno deciso di regalare a me e a mia sorella una villetta bifamiliare, ci siamo trasferiti tutti lì come una famiglia unica.
Siamo andati avanti, le nostre famiglie sono cresciute, voi due figli, noi uno.
Abbiamo percorso le nostre strade, io in banca, una carriera senza grossi scossoni, tu il più giovane partner del principale studio legale della città.
Le nostre mogli sono sempre andate d’accordo e i nostri figli sono cresciuti insieme come se fossimo una famiglia unica.
Nessuna di loro due ha capito di essere l’eterna seconda, non si sono mai accorte dei nostri sguardi, di quelle strette di mano un po’ più lunghe del normale dei nostri abbracci quando la nostra squadra del cuore segnava.
E le birre in veranda quasi tutte le sere? Il momento più atteso della giornata.
Non hanno mai dubitato di noi, come avrebbero potuto? Eravamo sempre a casa, se uscivamo lo facevamo tutti insieme. Due famiglie perfette.
Ed ora siamo qui, in questo ospedale.
L’uno di fianco all’altro, nella morte come nella vita. Tu pancreas, io fegato. terminali
Abbiamo chiesto che ci staccassero la spina insieme.
Domani sarà il gran giorno, alle 12, ci faranno le iniezioni che in pochi minuti ci spegneranno.
Le nostre famiglie saranno qui con noi, insieme come sempre.
Siamo d'accordo che verremo cremati e che le nostre ceneri verranno mischiate in una buca in giardino in cui verrà piantato un albero di mele.
Grazie.
Grazie di esserci stato sempre.
Grazie di esserci stato per sempre.
Grazie per essere stato la persona più importante della mia vita: il mio migliore amico.
«Ok hai finito adesso? Non riesco a seguire la partita e tu hai rotto i coglioni, sono settant'anni che vai avanti con sta storia, sei il solito sentimentale del cazzo.»
«Vaffanculo coglione.»
«Vaffanculo tu stronzo!»
«GOOOOOL!!!»
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