| Tempo di Lettura 10,5' | Autore Giona | Da bere Vodka Redbull |
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Sono stanco… lo sono da un bel po' di tempo, ma sono così stanco, ora, che lo dico pure.

Sono stanco di rispondere «sì sì… tutto bene» a chi mi chiede come sto, che so che di massima non gli interessa per nulla sapere come stai e si aspetta solo quella come risposta, perché è più facile per tutti, me compreso, ma sono stanco di questa ipocrisia sociale.

Che so che è una difesa per tutti che non puoi andare a raccontare i fatti tuoi in giro e non mi andrebbe neanche… ma sono stanco di dover fingere. E di dover sorridere pure tipo ballerina di ginnastica ritmica che sorride a fine esercizio, ma è tirato come sorriso lo si sa dai, e allora sono stanco dei «sì sì tutto bene grazie» e di sorridere.

Sono stanco della gente che ti abbuffa: che ti chiede e propone cose e vuole fare cose con te anche se a te non te ne frega un cazzo e allora io sorrido e gli dico «cavolo si che bello… ma questo sabato non posso» e allora loro mi dicono «beh che problema c’è facciamo sabato prossimo» il problema non è il giorno vorrei dirgli, ma uscire e la compagnia, ma non posso e rispondo «sì che bello» e spero che lui/lei se ne dimentichi ma lui/lei non se ne dimenticano mai e poi quel sabato arriva e io sono obbligato a dire «sì» e sorridere pure.

Sono stanco anche di divertirmi in quelle serate e pensare che dovrei alzare il culo più spesso e farne di più e magari proporle io pure… ma il fatto è che io non c’ho voglia di massima. Punto. E non mi va di sentirmi in difetto per questo.

Sono stanco anche di essere io, a volte, quella persona che propone e magari sono pure la persona che risponde pure «beh che problema c’è facciamo sabato prossimo» e non capisco che sono io che sto abbuffando.

Sono stanco di non sentire il limite in questo o temere di non sentirlo e allora non propongo che poi boh metti che scasso il cazzo? E allora sto zitto.

Sono stanco anche che ci sia un limite e di stare zitto… perché le cose belle le vorresti vivere senza limiti: un limite è, boh, stancante.

Sono stanco, pare assurdo, anche di quegli amici che «si dai vediamoci» e poi spariscono… che su alcuni io ci credevo… e dopo averli rincorsi per anni, sono stanco ora.

Sono stanco di questi due anni di pandemia che «si guarda a me non è cambiato nulla: io stavo sereno prima a casa e ci sto benissimo ora» e sì lo so, lo dico e lo dicevo anch’io ma… ma fanculo sì sì tutto bene e vissero felici e contenti, ma prima di tutto una cosa è una scelta un’altra un’imposizione e magari l’effetto è lo stesso (stare a casa), ma come lo vivi cambia tutto se non lo scegli e poi… fatevi voi due anni, in una casa, da soli a parlare con un muro giallo e poi vediamo.

Sono stanco di pensare «cavolo dovrei fare di più» o «dovrei alzare il culo» o «dovrei sfruttare questa giornata» che cazzo è una giornata, un’arancia da spremere?

Sono stanco di pensare che dovrei alzare il culo se non lo sento.

Sono stanco di dovermi sentire performativo in ‘sta società.

Sono stanco di sentirmi “esposto” sempre e comunque in sto mondo, di non sentire che c’è mai una comfort zone in cui stare tranquillo e non perché in qualche modo non ci sia, non riesca a ritagliarmene una, ma perché, sempre, è come se gli altri avessero la chiave di quella comfort zone e quindi sì ci stai bene… ma non ti senti mai al sicuro. Questo lo vedo in vari ambiti: al lavoro dove arrivano problemi da tutte le parti, e lo so mi direte «è lavoro», ma un conto è fare un lavoro in cui ti senti sicuro, un altro è fare un lavoro che non sai fare e fingere che tutto sia sotto controllo quando a volte senti sottile il ghiaccio sotto i tuoi piedi, stanca, e stanca in casa dove sono sempre in affitto e quindi «si ok casa tua… ma non è tua» e alla lunga snerva non poter decidere di spostare un armadio perché neppure quello è tuo, e stanca in famiglia dove ogni incontro è camminare sulle uova per non rompere nulla e non dover risanare un conflitto infinito e a volte vorrei solo mandare tutto a fanculo, spaccarle magari davvero queste uova e non preoccuparmi di dove accidenti metto i piedi: vorrei solo camminare e respirare. Ma non posso e sono stanco.

Sono stanco di sapere che non dovrei neppure lamentarmi, che «i problemi veri sono altri», «tu sei fortunato»… e sentirmi pure un po' in colpa se allora penso che sono stanco.

Sono stanco di dover chiedere «posso» per provare un piacere e concedermene metà perché tutto mi sembra troppo.

Sono stanco di sentirmi lo stesso in colpa, poi.

Sono stanco di pensare «stai schiscio che poi chissà» meglio non esaltarsi che inculate ne hai prese va.

Sono stanco anche della mia terapeuta, ma non per lei, è che vorrei essere già oltre e so che non posso, e camminare in salita stanca.

Sono stanco di pensare sempre a quello che ho fatto, tipo moviola, e valutarlo, e trovarmi spesso in errore. Quando poi agli altri, onestamente e giustamente, non frega poi così tanto cosa ho fatto. Lo so, ma il mio cervello lo stesso si fa la moviola della settimana ogni volta. Ed è sempre rigore e io devo parare e la porta è maledettamente troppo grande e sono stanco.

Sono stanco di sentire tutti gli altri come estranei, che mi fa anche piacere che lo siano quasi tutti… ma ecco i miei fratelli, e tre persone che ho in mente… beh mi fa strano vedervi sempre tipo con un preservativo davanti per non farvi troppo avvicinare e farmi vedere. Che lo so che è la mia bolla prossemica e ci sono affezionato… ma ecco sentire che tengo a distanza tutti anche i pochi che vorrei fare entrare più che stancante è «ma perché?». E voi parlate e io vi ascolto e non vi sento. Non so se lo capite cosa sto dicendo… ma sono stanco di non sentire.

Sono stanco di soppesare le parole, le emozioni, le azioni… perché le prime feriscono gli altri, le seconde me, le terze entrambi.

Sono stanco di sentirmi inadeguato.

Sono stanco di fare fatica a fare le cose, che lo so bisogna sbattersi per le cose belle… ma non so, sono stanco e sento che se ti sbatti troppo, beh forse non è il tuo quella situazione, quella posizione, quella relazione che le cose belle non dovrebbero essere così difficili, no?

Sono stanco di fare fatica per tenere insieme tutti i pezzi e dirmi «ma si dai vedrai che poi» ed è sempre il giorno della marmotta e quel “poi” non arriva mai.

Sono stanco di dover disinnescare: che sto imparando a farlo dentro e fuori da me e di questo sono felice… ma ecco a volte mi chiedo perché devo essere artificiere in questa mia vita.

Sono stanco di dover smussare questo testo che poi penso «mii che peso Giona… anche meno» che vorrei scrivere un testo leggero, ma oggi non c’è in me e quindi questo è quello che c’è.

Sono stanco di chiedere scusa se oggi non c’è.

Sono stanco anche di scrivere.

E quindi chiudiamola qui.

Sono stanco, non sempre… ma in questo lunedì sera in cui un piacere per me, ha portato un «non te lo meriti» dentro, che non se ne va via, e un suo messaggio mi ha “esposto” come solo lui può, mi piglia male e mi viene da scrivere questo: sono stanco.

Non è sempre così, ma oggi è così.

Sono stanco di aver paura ad avervelo letto ora.

Ma si chiamava onestà sto testo… e quindi ci sta.

O forse, anche ‘sta volta, non ho sentito il limite.

Scusate.

Sono stanco.

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