Lo vidi un giorno, al bancone di questo bar, proprio dove ora sei seduto tu.
Era bello, negli anni '80 lo avrebbero definito bello e dannato.
Sembrava esattamente nel posto giusto, era parte del locale, ma non come la sedia su cui sei seduto o il bancone a cui ti appoggi, no, sedia e bancone si possono cambiare e un bar resterà comunque un bar, lui era come una parte essenziale di questo posto, il centro del tutto.
Entrai e lo vidi, era di spalle. Entrai e mi vide, o per meglio dire percepì, la mia presenza, esattamente come hai fatto tu, solo che tu ti sei girato e non appena mi hai visto sembrava che avessi perso l’uso della parola, lui invece mi stava già invitando a sedermi di fianco a lui con una tale sicurezza che non ammetteva un no come risposta.
E io, che normalmente non do mai confidenza a nessuno, ho accettato, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Ero attratta da lui come una falena da una fiamma.
Mi sono sentita talmente su di giri che ho bevuto. Troppo.
Quel troppo che ti porta a parlare molto, trasformando la conversazione in un monologo, quel troppo che ti fa vedere il mondo più bello, che ti spinge ad aprirti con uno sconosciuto, che ti fa credere dopo poche ore di aver trovato l’anima gemella.
Quel troppo che fa sì che quando lui si offre di accompagnarti a casa tu non dica di no.
Quel troppo che però sembra poco visto che gli chiedi se vuole venire su da te a bere il bicchiere della staffa.
In casa, lui si è seduto sul divano, esattamente nello stesso punto dove ora sei tu.
Io sono andata in bagno a darmi una rinfrescata: ho verificato che la mia biancheria intima non avesse buchi, mi sono data una veloce sistemata, ho lavato i denti e mi sono messa un paio di leggins ed una maglietta larga per mettere in evidenza il mio décolleté…
Questa sera con te non lo farò: non serve.
Sono tornata qui, l’ho guardato e ho avuto di nuovo la stessa sensazione, che lui fosse parte dell’ambiente.
Cosa bevi? Quello che bevi tu.
Presi due bicchieri da cucina, la bottiglia di vodka dal freezer e versai due dita in ogni bicchiere.
A proposito, a te va bene una vodka? Eccola. Se te lo stai chiedendo sì, è la stessa bottiglia.
Dai, non fare complimenti.
Cosa stavamo dicendo? Ah, la vodka, con lui.
Facemmo un brindisi, io bevvi la mia alla goccia e lui si bagnò solo le labbra, dentro di me pensai… o non regge l’alcol o si vuole approfittare di me e non vuol fare brutta figura, spero nella seconda ipotesi.
Sfacciatamente glielo dissi, lui rise e mi spiegò che voleva sentirne il sapore direttamente da me, mi incantò con quei suoi occhi di ghiaccio e mi chiese di bere anche la sua, sussurrandomi in un orecchio che mi avrebbe insegnato un nuovo modo di bere.
Vuoi scoprire come? Bevi e te lo farò vedere.
Ecco, ora siamo nella stessa situazione, lui mi dominava con la sua presenza, ed io mi sentivo come ti senti tu ora.
Avevo il battito accelerato come il tuo, lo sento.
Il tuo sangue pulsa veloce nelle vene, come faceva il mio.
Percepisco la tua eccitazione fisica, il tuo corpo che mi brama.
Ma so che hai paura di me.
Dovremmo imparare ad ascoltarlo di più il corpo sai?
Da quando mi hai visto che una voce nella testa ti dice di scappare. Ma non l’hai fatto.
Il tuo cervello rettile è stato battuto dalla mia sensualità e dalla tua eccitazione ma non te ne crucciare, come ti dicevo è capitato anche a me.
Come sto facendo io ora con te lui ha cominciato a baciarmi ed io non ho capito più niente, le sue labbra allora, come le mie ora, sono passate dalla bocca all'orecchio, qui mi ha sussurrato come io sto facendo con te queste parole.
«Ora ho proprio voglia di assaggiare questa vodka»
Ha aperto la bocca, ha appoggiato i denti sul mio collo ed ha morso.
In quel momento, travolta da un’estasi indescrivibile, la stessa che stai provando tu ora, ho capito che i vampiri esistono.
Ora è il tuo turno.
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