Questa mattina, non so perché, mi è venuta in mente la sigla di kiss me Licia e mi sono accorto di non ricordarmi molto, non della sigla, di cui ho in mente l'inizio, ma della serie.
So solo che era un cartone animato da cui poi, avevano tratto una trasposizione "reale" con Cristina D'Avena nei panni di Licia.
"Un giorno di pioggia Andrea e Giuliano incontrano Licia per caso."
Un incipit forte, potente. Potrebbe essere l'inizio di una storia d'amore non convenzionale, un triangolo.
Andrea potrebbe essere sia un uomo che una donna, potrebbe essere una figura tipo lady Oscar, un personaggio androgino.
Fino all'ultimo episodio resteremmo con un dubbio, "Andrea è uomo o donna?"
Lui/lei, già insieme a Giuliano, un camionista di origini salernitane, si innamora anche di Licia chiaramente ricambiatə.
Ho scritto ricambiatə con la schwa che qui ci sta proprio bene.
Ma tornando alla storia, salterebbero sicuramente fuori anche Mirko e Satomi, ma li vedrei meglio, non come un gruppo musicale, ma come una famiglia disfunzionale composta da innumerevoli trans e drag queens, per dare un po' di pepe alla situazione. Le parrucche colorate del resto già le avevano, no?
Ma sto divagando, mi tengo lo spunto per un futuro racconto, al massimo cambierò i nomi così nessuno mi potrà accusare di plagio.
Oltre alla canzone mi è tornato in mente un flash della sigla e, prepotente, una domanda si è affacciata nella mia mente.
Che cosa ci faceva Andrea, un bambino dell'asilo, da solo insieme ad un gatto chiaramente obeso in un giardino, dentro un tubo di quelli usati nei cantieri, mentre pioveva?
Cioè, i bambini indicativamente di quattro o cinque anni in Giappone escono da soli o in compagnia di gatti obesi e, abitualmente, in caso di pioggia, si riparano dentro dei tubi di cemento?
Gli stessi tubi di cemento dove, in caso di sparatorie si nascondono i cattivi che, in quanto cattivi, poi muoiono poco dopo, uccisi dai buoni?
Andrea ha quindi corso il rischio di trovare un cadavere nel tubo?
Questo non lo sapremo mai.
Ma la domanda resta valida, secondo voi questa è una situazione normale in Giappone?
Se sì… strano posto il Giappone.
Comunque, stimolata dalla sigla che continuava a girarmi in testa, la mia mente si è messa in moto e, complice la dipendenza da cellulare della mia generazione, in meno di due click ero su Wikipedia dove ho scoperto che…
Licia non si chiamava Licia.
Cosa? Come?
Esatto, Licia sì chiamava Luciana ma tutti la chiamavano Licia.
Che onestamente, Licia con Luciana non c'entra nulla, Luciana al massimo diventa Luci, o Lucy, con la ipsilon alla fine che fa molto Americano.
Cioè, la sigla sarebbe dovuta essere "un giorno di pioggia Andrea e Giuliano incontrano Luciana per caso" e poi "kiss me, kiss me Luciana" con una metrica competente diversa o al massimo "kiss me kiss me Lucy" che ci sarebbe stata bene uguale.
Nella sigla poi si vede una bionda che nella serie non appare.
Chi è?
Sarebbe dovuta essere Luciana, Licia per gli amici e i parenti, solo che dopo aver fatto la sigla i giapponesi hanno cambiato idea e l'hanno fatta castana, ma la sigla era già pronta quindi se la sono tenuta bionda nella sigla e castana nel cartone.
Secondo me la finta bionda si sarebbe dovuta presentare con il piccolo Andrea, il bambino che frequenta i cantieri edili, con un «Ciao, mi chiamo Luciana ma tutti mi chiamano (non so perché) Licia, pure mio padre, che si chiama Marrabbio, mi chiama Licia.»
Ok, i giapponesi, oltre a lasciar girare i bambini di quattro o cinque anni da soli in mezzo ai cantieri nei tubi di cemento insieme a dei gatti obesi, hanno anche dei nomi e dei diminutivi oggettivamente del cazzo.
Allora mi sono chiesto, su quante cose ci hanno imbrogliato i cartoni animati giapponesi?
Quanto ci hanno mentito?
Hiroshi Shiba, il pilota di Jeeg robot d'acciaio, si chiamava davvero così?
Subito controllo e sì, per fortuna il nome è quello giusto.
Invece la storia che la sigla fosse cantata da Piero Pelù è una bufala, ma questo lo sapevo già, non ho neanche bisogno di guardare Wikipedia.
Non ci posso fare nulla, il cervello è partito, forse perché sono a Modena, nella stessa camera e nello stesso letto di quando ero più giovane di oggi.
Quella in cui mi chiudevo sempre per leggere, ma da cui uscivo per vederli, quei cartoni animati, ogni pomeriggio.
Sono le 6.30 del mattino e mia madre ha cominciato la sua routine che prevede il sollevamento meccanico a forza di braccia di tutte le tapparelle della casa che hanno come minimo 40 anni e fanno un casino che sveglierebbe un orso in letargo.
Poi va in cucina, si fa il caffè, si muove, sposta cose, accende la radio o la tv e fa rumore.
Mia madre non è mai stata una persona discreta e silenziosa e da quando vive da sola probabilmente si è dovuta preoccupare meno di disturbare gli altri.
Ora, io non voglio alzarmi alle 6.30 del mattino dal letto, so che non mi addormenterò più, ma resterò qui, in silenzio, quanto più possibile.
Questo perché non ho voglia di ascoltare mia madre alle 6.30 del mattino, riesco a gestirla solo a piccole dosi, e visto che uscirò verso le 11.30, cinque ore sono troppe.
Sono una brutta persona, lo so.
Decido di mettermi a leggere.
Cazzo.
Ho lasciato il Kindle a Milano.
Per fortuna però mi è venuta in mente sta cosa dei cartoni animati giapponesi e ho il cellulare.
Proseguo, la mente è libera di vagare e chissà perché, mi viene in mente Venus Alfa, il robot con sembianze femminili che combatteva insieme a Mazinga Z.
Sì, lei, il robot che sparava le tette.
Per me non era tanto il fatto che sparasse le tette, ma che fosse in grado di farlo più volte di fila.
Le sparava e gliene spuntavano due nuove. Più e più volte. Erano missili, non erano come il pugno di Mazinga Z lanciato all'urlo di "pugno atomico rotante!" che spaccava e tornava indietro.
Lei, Jun, di cui per inciso ho cercato il nome su internet visto che non me lo ricordavo, era più scura di pelle rispetto a Tetsuya, pilota di Mazinga Z, perché figlia di padre africano e madre giapponese.
Grazie alla ricerca ho scoperto che in una puntata veniva affrontato, abbastanza alla leggera sì, ma comunque affrontato, il tema del razzismo. Dicevo, lei, Jun, non urlava, lei sparava le tette missili senza dire nulla, forse un po' "alla vigliacca", ma che secondo me è una mossa più intelligente, quella di non avvisare il nemico che stai per colpirlo con le tette.
E poi, se avesse dovuto urlare anche lei, considerando che sparava a raffica avrebbe che ne so, dovuto urlare due o tre volte di fila «tette perforanti, tette perforanti, tette perforanti» o "tette esplosive, tette esplosive, tette esplosive", non so, non sarebbe stato serio no?
Ma tornando a Venus, c'è una cosa che mi sono sempre chiesto.
Visto che aveva un corpo da modella… dove le teneva le tette di scorta?
Le fabbricava tra un colpo e l'altro? Dentro era cava e piena di tette? Ma allora dove erano i meccanismi per muoversi? Era per questo che ad ogni episodio perdeva dei pezzi?
Ho una seconda domanda.
Perché i robot antropomorfi diversi dal protagonista dovevano assomigliare fisicamente al pilota?
A parte Boss robot, fatto con pezzi di scarto e rifiuti vari ché era chiaramente inserito per aggiungere una vena comica al manga, perché Venus Alfa non era uguale a Mazinga Z?
Magari sempre con i missili tetta, ma perché l'hanno costruita con delle braccine, delle gambine ed un vitino da modella anoressica?
Venus Alfa si guidava dalla navicella della testa, non era come Gordian, il robot matrioska che, aggiungendo tre strati al pilota, aveva senso che avesse la sua stessa forma fisica accresciuta.
Sarebbe stato molto più logico se Venus avesse avuto un fisico più giunonico, ecco, sarebbe potuta essere "Giunone Alfa".
Che se Venus aveva secondo me una terza coppa C, Giunone avrebbe potuto avere almeno una sesta e di conseguenza tette missili molto più potenti.
Allora ho cercato, grazie Google, ed ho trovato alcune pagine che spiegano che il motivo è uno, ed è purtroppo sempre il solito: la società maschilista, in questo caso quella giapponese.
A vederlo da fuori, infatti, non sembra: le donne nei manga sono sin da subito forti e risolute, si gettano in combattimento incuranti dei rischi, anche se tutte le volte cadranno letteralmente a pezzi, mentre i personaggi principali, i colleghi uomini, sono oggettivamente più stupidi, hanno crisi emotive, si fanno fregare da chiunque e cascano in qualsiasi trappola.
Allora le donne sono più forti dirai tu.
No, perché loro non possono evolvere, gli uomini sì.
Gli uomini fanno il viaggio dell'eroe, soffrono e crescono fino a diventare i migliori.
Le donne no, saranno sempre uguali a se stesse e sono lì solo per farsi salvare.
Le donne non possono avere un robot più potente perché farebbero di più e rischierebbero di non esplodere ad ogni episodio. Rischierebbero insomma di sconfiggere il cattivo prima degli eroi e questo non può essere.
Miwa in Jeeg robot ha un'unica funzione. Lei lancia i componenti.
Era meglio se mi fossi alzato, ora non riuscirò più a guardare un cartone animato giapponese con la stessa meraviglia negli occhi.
Tutta colpa di mia madre, che è appunto una donna… sarà un caso?
Sono le 8.30, devo andare ad ascoltare mia madre.
Mi alzo canticchiando "kiss me kiss me Luciana" e mi viene da sorridere.
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Per approfondimenti sul sessismo nei manga consiglio la lettura di questi articoli.
https://www.bossy.it/eroine-rosa-tette-razzo-la-questione-genere-negli-anime-dei-super-robot.html
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